Oltre Michelangelo

l'arte e le pietre di FirenzeUn viaggio nell’architettura fiorentina e non solo nel centro storico della città di Dante è quello che accadrà durante la Settimana del Pianeta Terra , promossa su tutto il territorio nazionale dalla Federazione Italiana Scienze della Terra con più di 150 eventi che si svolgeranno tutti insieme , nelle stesse ore, in tutta Italia .
“ Firenze è un museo a cielo aperto e lo è non solo per l’arte di cui è ricca – ha affermato Elena Pecchioni del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Firenze – ma anche per il patrimonio geologico.

Tutti i dettagli della mostra “ Oltre Michelangelo” Firenze: una città museo delle geoscienze a cielo aperto sul sito firenzexnoi.it

Palazzo Te

palazzo_teCostruito tra il 1524 e il 1534 su commissione di Federico II Gonzaga, è l’opera più celebre dell’architetto italiano Giulio Romano. Il complesso è oggi sede del museo civico e, dal 1990, del Centro internazionale d’arte e di cultura di palazzo Te che organizza mostre d’arte antica e moderna e d’architettura.

Le prime testimonianze in merito alla presenza della fabbrica del Te si hanno nel 1526, quando viene citato un edificio in costruzione che sorge vicino alla città, tra i laghi, sulla direttrice della Chiesa e del Palazzo di San Sebastiano.

La zona risultava paludosa e lacustre, ma i Gonzaga la fecero bonificare e Francesco II la scelse come luogo di addestramento dei suoi pregiatissimi e amatissimi cavalli. Morto il padre e divenuto signore di Mantova, Federico II, suo figlio, decise di trasformare l’isoletta nel luogo dello svago e del riposo e dei fastosi ricevimenti con gli ospiti più illustri, dove poter “sottrarsi” ai doveri istituzionali assieme alla sua amante Isabella Boschetti.

Abituato com’era stato sin da bambino all’agio e alla raffinatezza delle ville romane, trovò ottimo realizzatore della sua idea di “isola felice” l’architetto pittore Giulio Romano e alcuni suoi collaboratori. Alternando gli elementi architettonici a quelli naturali che la zona offriva, decorando sublimemente stanze e facciate, l’architetto espresse tutta la sua fantasia e bravura nella costruzione di palazzo Te.

Giulio di Piero Pippi de’Iannuzzi, detto Romano, nasce a Roma nell’ultimo decennio del Quattrocento. La data di nascita non è certa, l’atto di morte del 1546 lo dice deceduto all’età di 47 anni facendo risalire la nascita intorno al 1499, mentre Vasari la fa cadere nel 1492. Gli studiosi sono del parere di accettare il dato documentario.

Giulio si afferma presto tra i principali collaboratori di Raffaello nelle opere di pittura; inoltre sotto la guida del maestro, “seppe benissimo tirare in prospettiva, misurare gl’edifizii e lavorar piante”, come attesta Vasari. La sua venuta a Mantova è preceduta da una modello per un nuovo edificio a Marmirolo, talmente bello da sembrare di mano di Michelangelo.

Il suo genio creativo si alimenta moltissimo dell’esempio del suo maestro, Raffaello, ma a differenza di altri discepoli che rimangono fedeli al suo stile, guarda anche a Michelangelo, di cui si ritrova molto nella possanza e nel dinamismo delle figure che per mano di Giulio prendono vita nei dipinti e negli stucchi di Palazzo Te.

A Mantova presso i Gonzaga, dove giunge nel 1524, diviene immediato punto di riferimento, prima come eccelso artista e abile coordinatore dei progetti gonzagheschi, poi, dal 1526 anche come Prefetto delle fabbriche.

Giulio Romano è attivo su molti fronti, nel principato gonzaghesco e in altri stati. A Mantova, oltre che nelle fabbriche gonzaghesche (Palazzo Te e Palazzo Ducale), interviene anche sulla città dove segue progetti di carattere urbanistico e vigila sull’edilizia privata. Importante anche il contributo all’edilizia religiosa: suoi i progetti per la cattedrale di Mantova e per la basilica di San Benedetto al Polirone.

Tale è il rilievo che assume presso la corte dei Gonzaga che nel 1526 viene elevato alla dignità di vicario di corte.

Sito ufficiale del palazzo e museo

De Marcok – Self-published work by Marcok, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=625383

Nicolò Quirico London Calling

cotantini-05-2014-1La fotografia di architettura è un genere ben preciso dotato di caratteristiche che la rendono particolarmente riconoscibile: l’autore, infatti, si trova di fronte a soggetti che per le loro grandi dimensioni pongono in ripresa problemi tecnici di non facile soluzione e che si possono risolvere solo facendo ricorso a fotocamere professionali in grado di evitare ogni distorsione prospettica. Tuttavia, al contrario di quanti hanno lasciato tracce importanti nella storia della fotografia italiana, Nicolò Quirico non va considerato un fotografo di architettura pur essendosi con questa confrontato con un approccio originale e suggestivo. Viste da lontano, infatti, le sue immagini sembrano puramente descrittive ma, osservate da vicino, rivelano una complessa struttura frutto di una personalissima ricerca che tiene conto di molti piani espressivi. Accostando media differenti che fa dialogare fra di loro, Quirico pone come punto di partenza le riprese da lui stesso realizzate a singole porzioni dell’edificio e poi ricomposte in un collage che rimanda nella stessa misura anche alla grafica. “Palazzi di parole”, questo è il nome dell’intero progetto, infatti prevede che le fotografie vengano stampate su fogli di vecchi libri così che frammenti di frasi, sequenze di racconti, incipit di romanzi si sovrappongono alle architetture creando rimandi non casuali, anche se talvolta criptici. Le recenti immagini che costituiscono una nuova tappa di questa ricerca sono state realizzate a Londra ponendosi così il problema, ben noto a progettisti, urbanisti e opinione pubblica, del rapporto fra la classicità che si lega alla storia stessa della città e l’audacia progettuale che ne simboleggia il desiderio di guardare avanti, verso il futuro. Nicolò Quirico ci regala con le sue fotografie visioni dotate di grande equilibrio, indispensabile per creare accostamenti fra le facciate a mattoncini rossi e quelle di vetro e acciaio, fra gli edifici elisabettiani e i grattacieli, fra le antiche torri e le contemporanee piramidi luccicanti. Anche in questo caso non bisogna accontentarsi di osservare le fotografie da lontano e di apprezzarne l’attenta composizione: saranno gli osservatori più attenti e curiosi ad avvicinarsi alle opere per tentare di decifrare le parole che ne sono parte integrante. Già, perché certe frasi, certi dialoghi, certe esclamazioni – ci suggerisce l’autore – sembrano ancora aleggiare all’interno di questi palazzi conferendo loro una vitalità tutta da indagare.

Costantini Art Gallery – Via Crema, 8 – 20135 Milano
Tel/Fax. +39 02 87391434 – costantiniartgallery@gmail.com
Orario galleria : 10,30-12,30; 15,30-19,30 – chiuso lunedì mattina e festivi
Come arrivare: MM3 Porta Romana – Tram 9 – Bus 62, 90, 91

15 maggio – 28 giugno 2014
Opening giovedì 15 maggio dalle ore 18,00
Catalogo con testo critico di Roberto Mutti

Tra arte e design

La casa morbida è il titolo di una interessante mostra in corso a Milano (tutti i dettagli sul sito di zerodelta) al museo Poldi Pezzoli. Per la verità la mostra è cominciata a marzo, in coincidenza con la design week del 2014 ma si concluderà ai primi di maggio, resta ancora qualche giorno per andarla a visitare.

La mostre è il punto illustra il design applicato, il punto di incontro tra creatività ed architettura, non può sfuggire a chiunque abbia un minimo di interesse per l’argomento!

Il ponte delle polemiche

Non si arrestano le polemiche attorno al quarto ponte sul Canal Grande, progetto dell’architetto Calatrava. Le prossime fasi si svolgeranno addirittura in tribunale: il Comune infatti ha chiesto i danni all’archistar spagnola.

Monza tra Ottocento e Novecento

Napoleone provoca la dispersione di parte del Tesoro del Duomo, riconvertendo parecchi edifici a carattere religioso. Monza viene finalmente dichiarata città nel 1816, prende in seguito parte ai moti d’indipendenza e vede incrementare la nascita di nuove industrie. Nel 1841 si inaugura la ferrovia Milano – Monza, la prima costruita nel nord Italia, e molte strade verso la Svizzera, che costituiscono simboli di grande importanza negli scambi commerciali con l’Europa.

Nasce la prima Camera del Lavoro d’Italia e re Umberto I, salito alla reggenza nel 1878, sceglie Monza come residenza estiva e di campagna, alloggiando nella Villa Reale. Sul vialone antistante il palazzo, il 19 luglio 1900, viene ucciso dall’anarchico Gaetano Bresci: nel luogo dove cadde ora sorge il suo mausoleo con Cappella Espiatoria, innalzato dagli architetti Sacconi e Cirilli. In onore della regina Margherita, Monza presenta uno stile architettonico liberty, con motivi floreali che rimandano spesso alla margherita. L’assetto urbano muta nel ventennio fascista (Palazzo Municipale) e nel 1922 si costruisce il celebre Autodromo, che rende Monza famosa in tutto il mondo.

La locanda maggiore di Montecatini

Gaspero Maria Paoletti. Esperto di architettura termale e uomo di fiducia di Pietro Leopoldo, ebbe questo incarico dai monaci della Badia di Firenze, che nel 1784 avevano ottenuto la gestione dei bagni termali appena realizzati, secondo la formula della donazione perpetua e gratuita.

La prima pietra del Duomo di Modena

E’ posta la prima pietra del Duomo di Modena. L’architetto è Lanfranco. Viene chiamato a lavorarvi anche lo scultore Wiligelmo. Nel 1106, alla presenza di Papa Pasquale II e di Matilde di Canossa il corpo di San Geminiano viene traslato nella nuova cattedrale.

Ca’ Brutta

A portare questo poco lusinghiero nome è l’edificio all’interno del quadrilatero formato dalle via Moscova, Turati, Appiani, Cavalieri e Mangili a Milano. Il complesso fu progetto e costruito tra il 1919 e il 1922 e probabilmente il suo nome non è del tutto immeritato; occorre ricordare però che l’edificio anticipa la struttura di tutti i moderni condomini del XX secolo e in un certo senso ha contribuito a una svolta nell’architettura abitativa moderna.

Il gran camposanto

MessinaIn seguito ad una epidemia di colera, nel 1854 veniva bandito un concorso per edificare un cimitero per la città di Messina. I lavori iniziarono nel 1865 in coincidenza con la legge sanitaria relativa alla costruzione dei cimiteri nel Regno d’Italia. Questa legge vietava, per motivi di ordine igienico, la tumulazione nelle chiese ed una distanza del sito di almeno duecento metri dal centro abitato. In seguito alla morte avvenuta nel 1885 dell’architetto Leone Savoia (vincitore del concorso nel 1854) e anche a causa degli eccessivi costi per la realizzazione di un’opera ambiziosa, il cuore monumentale del Gran Camposanto rimase e rimane tutt’ora incompiuto.

Dal punta di vista artistico, l’opera si distingue per la grande diversità di stili presenti nei monumenti funerari: il neoclassico delle prime opere, il neogotico delle tombe dalle bianche guglie (chiesette gotiche in miniatura), le sculture liberty, in bronzo o in marmo. Entrando dall’ingresso principale, si incontrano sia monumenti di personaggi illustri per meriti culturali, scientifici o militari ma anche lapidi per ricordare le vittime del terremoto del 1908. Il Famedio rappresenta il cuore strutturale del Gran Camposanto di Messina. Esso sorge nella sezione centrale del declivio collinare che dall’ingresso principale conduce poi alla parte più alta del cimitero chiamata Cenobio. Da qui si prosegue fino all’imponente Galleria Monumentale la quale, per mancanza di fondi, non fu mai terminata. I sotterranei, scavati lungo l’asse della Galleria Monumentale, si snodano con un lunghissimo percorso ad “L”. Continuando a salire lungo la collina, si arriva alla Spianata, la parte più alta del cimitero. Su di essa sorge la chiesa di stile gotico chiamata Cenobio, inizialmente residenza del Cappellano del cimitero. Il Cenobio, che è circondato da preziosi monumenti di arte funeraria, è considerato un’opera di accademia neogotica di prevalente ispirazione inglese.

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