Gianluca Pollini, Arquitectonica

Dal 1° dicembre 2022 al 4 aprile 2023, MIA Fair presenta nello spazio dedicato alla fotografia d’arte dell’Università Bocconi a Milano, la personale di Gianluca      Pollini (Bologna, 1960), dal titolo Arquitectonica, in collaborazione con la Galleria Forni di Bologna e la Galleria Arte in Salotto di Milano.

La mostra, nuovo appuntamento del progetto di collaborazione tra MIA Fair e BAG-Bocconi Art Gallery iniziato nel 2016,  in collaborazione con Galleria Forni e Arte in Salotto, documenta, attraverso 15 fotografie, la più recente ricerca dell’artista bolognese, dedicata all’architettura, in particolare a quella progettata da Aldo Rossi e a quella del Ventennio fascista in Italia.

Le opere di Pollini cercano di descrivere la stasi di luoghi eterni, carichi di mistero e simbologia, evidenziando il contrasto tra colori e linee e segnando il rapporto metafisico tra gli elementi geometrici.

Queste caratteristiche Pollini le ritrova negli edifici dell’EUR a Roma, progettati da Marcello Piacentini, ma anche nel paese di Tresigallo, a pochi chilometri da Ferrara, la cosiddetta “Città metafisica”, luogo utopico e ideale, sospesa in una dimensione tra geometria e sogno, o ancora nelle forme disegnate da Aldo Rossi, dal cimitero San Cataldo a Modena, al Centro direzionale Fontivegge a Perugia, allo Schützenquartier a Berlino, ad altre ancora.

Quelli di Pollini sono scatti diurni, dalle linee pulite, caratterizzati da contrasti netti e colori saturi che evocano profonde suggestioni fatte di luce. Pur utilizzando una macchina digitale, gli interventi di Pollini in post-produzione sono minimi; non manipola le immagini perché concepisce il risultato finale già in fase di ripresa, anche nelle condizioni più difficili.

Le sue fotografie sono sospensioni del tempo, lunghe quanto una frazione di secondo, nell’attesa di catturare il momento perfetto.

Come scrive Bruno Bandini nel volume che accompagna la rassegna (Pazzini Editore), “È Aldo Rossi che consente a Pollini di ridisegnare la trama nascosta dell’eredità del Moderno, di un razionalismo che affonda le proprie radici negli architetti della Rivoluzione francese, per arrivare a quelle tracce fondative della città che si riscontrano nelle piazze “metafisiche” di Giorgio de Chirico, così come nella progettazione urbanistica delle “città di fondazione” degli anni trenta”.

La mostra è uno degli appuntamenti che anticipa la XII edizione di MIA Fair – Milan Image Art Fair, in programma dal 23 al 26 marzo 2023, a SUPERSTUDIO MAXI a Milano (via Moncucco 35).

Gianluca Pollini. Note biografiche

Gianluca Pollini nasce nel 1960 a Bologna, dove vive e lavora.

Inizia a fotografare nel 1982 occupandosi di reportage naturalistico, con pubblicazioni su libri e prestigiose riviste, anche fotografiche.

Dal 1993 lavora prevalentemente con il medio formato, utilizzando il mezzo analogico in fase d ripresa e la stampa tradizionale su carta baritata ai sali d’argento o quella giclée ai pigmenti di carbone.

Inizia inoltre a sviluppare un forte interesse per le immagini paesaggistiche, la pellicola in bianco e nero e lo still life, dal cui studio nasce il libro “Fiori”, edito da Gente di Fotografia nel 2006.

Estende poi la sua ricerca all’architettura, iniziando ad utilizzare macchine digitali. Viene così alla luce il suo ultimo lavoro, “Arquitectonica”, un progetto fotografico che prende vita nel febbraio 2019 come riflessione sulla metafisica nell’architettura razionalista e neo-razionalista italiana.

Dal 1998 al 2008 il suo lavoro è stato rappresentato da Image Gallery di Daniela Facchinato. Dal 2010 collabora con la Galleria Forni di Bologna.

Informazioni

GIANLUCA POLLINI. Arquitectonica
Milano, Università Bocconi (via Sarfatti, 25)
1° dicembre – 4 aprile 2023

Orari: Dal lunedì al venerdì, dalle 9.00 alle 20.00; sabato, dalle 10.00 alle 18.00
Ingresso libero

BAR, Bellezza, Arte, Ristoro. Architettura, cibo e design nell’Italia del ‘900

BAR, Bellezza, Arte, Ristoro. Architettura, cibo e design nell'Italia del '900

Il Bar è il luogo dell’incontro, dove si beve, si mangia, si chiacchiera, ci si riposa, si legge il giornale, si perde tempo o si lavora.
E’ una terra di mezzo, tra la casa e l’ufficio, una occasione estemporanea, talora avventurosa, o un’abitudine rassicurante. Luogo per eccellenza del buon vivere italiano, nel Novecento, secolo che lo ha visto nascere e poi crescere, è stato pensato e disegnato da architetti di fama, che hanno declinato il tema con straordinaria eleganza, accordando con raffinatezza forma e funzione.
I progetti elaborati da nomi illustri come Plinio Marconi, Guido Fiorini, lo Studio Paniconi e Pediconi, Francesco Palpacelli, che disegnarono bar ma anche ristoranti – luoghi della socialità dove i tempi si prolungano e il ristoro è più appagante – aprono la mostra dedicata al rapporto tra cibo, design e architettura nell’Italia del Novecento, che sarà inaugurata il 15 ottobre, alle ore 12 .
L’Istituto in tal modo si conferma come unica fonte preziosa per la ricerca sulle arti e la creatività, a livello nazionale.
Accanto ai progetti dei luoghi del consumo, saranno esposte le carte dell’Ufficio italiano brevetti e marchi provenienti dal Ministero del Commercio, dell’Industria e dell’Artigianato, una serie particolarmente importante, costituita da circa 1.460.000 unità, datate dal 1855 al 1965. Disegni, progetti, modelli, brevetti di prodotti destinati all’alimentazione che raccontano la storia del design industriale, che parlano di creatività e capacità imprenditoriale, del made in Italy prima che il concetto stesso esistesse. Tra i designer compaiono le grandi firme, come Giò Ponti, Fortunato Depero, Bruno Munari e i fratelli Castiglioni – ideatori della Pitagora, concessa in prestito dal Museo della macchina per caffè (MUMAC) del Gruppo Cimbali – ma insieme ci sono i perfetti sconosciuti, a
confermare I’immagine di un popolo di inventori che ha affidato alle carte bollate i propri lampi di genio.
Le più grandi invenzioni sono del resto quelle anonime del dopoguerra, ancora attuali dopo più di mezzo secolo: pensiamo ai tanti oggetti di design, a un certo modello di pasta o ai marchi di fabbrica tuttora presenti nelle nostre dispense. II segno dell’arte grafica emerge originale e raffinato anche nei bozzetti conservati nell’Ufficio della proprietà letteraria della Presidenza del Consiglio dei ministri, a firma di artisti come Pozzati, Amaldi, Leonesi, Mateldi, molti provenienti dalla MAGA, la più importante agenzia pubblicitaria italiana di inizio secolo.
Nell’ambito della mostra è dato ampio spazio, inoltre, ad una selezione di opere di artisti contemporanei, a conferma dello stretto legame che unisce da sempre il cibo all’arte; un importante gruppo di artisti di provenienza internazionale, che si sono confrontati recentemente con il tema della “nutrizione”. Pittori, scultori, designer, videoartisti, ciascuno con linguaggio proprio del nostro tempo, nell’infinito avvicendamento del ciclo della vita, rappresenta con le sue opere questo inscindibile rapporto.
Infine, gli intensi Volti di Terra Madre della galleria di ritratti firmati da Mauro Vallinotto.

La mostra resterà aperta dal 22 dicembre 2015 al 26 marzo 2016
Orari di apertura: lunedì al venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 17
Visite guidate solo su prenotazione il martedì e il giovedì dalle 10 alle 13
Ingresso gratuito
Il catalogo, edito da De Luca editori d’arte, sarà in vendita nel corso dell’esposizione
(€ 16,00) o in libreria (€ 20)
Per info e prenotazioni: 06/54548538 – acs.urp@beniculturali.it
Archivio centrale dello Stato
Piazzale degli Archivi, 27 – 00144 Roma

Il gusto del design

Il gusto del designIn occasione di Expo 2015. Nutrire il pianeta, energia per la vita, la sede di Milano dell’Istituto Svizzero da giugno a settembre ospita una serie di mostre organizzate da istituzioni svizzere.

Un’edizione speciale di Les Espaces du design, selezione annuale di design svizzero.

Nell’ambito delle attività del cantone Vaud all’Expo e in linea con la sua tematica alimentare, la mostra presenta una cinquantina di oggetti che migliorano il rapporto tra uomo e cibo, proponendo una riflessione sulla forma del mangiare.

Prodotti industriali, prototipi, packaging e grafica, tutti sorprendenti per bellezza e funzionalità, testimoni della creatività e dell’estetica elvetica che punta all’essenza della forma e a nuove forme di convivialità.

Un progetto dell’associazione Design Days e della rivista Espaces contemporains.

Il cantone Vaud sarà presente al Padiglione svizzero a Expo dal 27 al 30 settembre 2015.

MONOSEMI – Cerimonie di sensazioni e altri procedimenti

Ak2deru monosemiIl giorno 28 Aprile 2015 alle 18.00 Interno 14_lo spazio dell’AIAC – Associazione Italiana di Architettura e Critica presenta “MONOSEMI – Cerimonie di sensazioni e altri procedimenti” di Ak2deru a cura di Piero Pala.

Tutti i dettagli della mostra su zerodelta.net

La «Casa della Donna» alla Werkbund-Austellung di colonia del 1914

La «Casa della Donna» alla Werkbund-Austellung di colonia del 1914Nell’ambito delle manifestazioni programmate in occasione del centenario della mostra del Werkbund di Colonia del 1914, il Goethe-Institut Rom ha ospitato, nel settembre del 2014, un workshop di architettura. La mostra che si inaugura presso la Galleria Embrice di Roma l’8 marzo 2015, a cura di Giovanni Longobardi, ne raccoglie i materiali e ne racconta lo svolgimento.

Il workshop è stato organizzato dal Dipartimento di Architettura dell’Università Roma Tre, con il coordinamento di Giovanni Longobardi e di Maurizio Gargano, la collaborazione di Stefano Balzanetti e di Giulia Napoli e la partecipazione degli studenti Marta Macciò, Marta Massacesi, Renato Moro e Tiziano Sorgi.

Su invito di Carlo Severati, abbiamo deciso di dedicare il workshop alla Haus der Frau, uno dei padiglioni meno noti della mostra, meno documentati dal catalogo ufficiale e dalle pubblicazioni dell’epoca. Tutti i padiglioni dell’esposizione ebbero vita breve, com’è noto, a causa dell’inizio della Prima Guerra Mondiale, ma la casa delle donne sembra aver sofferto in maniera particolare delle frettolose vicissitudini che ne segnarono l’organizzazione. Per noi, tale carenza di documenti è stata implicitamente un motivo di interesse, per un edificio più o meno consapevolmente tenuto in disparte dai promotori della mostra o di chi si occupò della diffusione dell’iniziativa; ma al contempo anche un rischio di non riuscire, nello spazio della settimana di lavoro assegnata al workshop, a raggiungere un risultato concreto, minimamente giustificato da elementi verificabili.

I materiali in mostra sono così l’esito di una piccola sfida, che non può far altro che aprire a nuove ricerche più meditate e sistematiche, ma che fa almeno intuire come la Haus der Frau sia stato il crocevia di alcune vicende molto rilevanti della lunga e complessa affermazione della modernità in architettura, ulteriore conferma che il rinnovamento delle forme e dello spazio procedeva come espressione del rinnovamento dei modi di vita, della struttura sociale e delle istanze per il riconoscimento di diritti politici. La casa costruita dalle donne a Colonia nel 1914, e presto dimenticata, sembra essere un luogo di osservazione privilegiato di questi temi e, come tale, merita di essere ulteriormente indagata.
Il catalogo della mostra, edito per i tipi di Aracne, contenente un saggio di Maurizio Gargano su Heinrich Tessenow, sarà disponibile in galleria.

Galleria Embrice – Roma, Via delle Sette Chiese, 78 – Tel. 06.64521396 – www.embrice.com

Dall’8 marzo al 25 marzo 2015. Orario: 18.00 – 20.00. Chiuso domenica e festivi.

Materia Mutata

MateriaMutata_locandinaMateriaMutata è una mostra che propone oggetti-scultura realizzati da tre donne makers.

Maker è un termine che nasce, in un contesto in cui si parla di diverse specializzazioni, per indicare la nuova figura che unisce l’artista con il designer. Inteso nell’accezione di un ritorno alla tradizione delle arti applicate, trova le sue origini alla fine del XIX secolo con l’Arts and Crafts inglese.

Il Maker, quindi, si confronta a pieno titolo con le varie fasi della realizzazione dell’oggetto ad uso quotidiano con il risultato dell’unicità e novità formali.

See more at: http://www.zerodelta.net/news/3303_arte-materiamutata.php

Nicolò Quirico London Calling

cotantini-05-2014-1La fotografia di architettura è un genere ben preciso dotato di caratteristiche che la rendono particolarmente riconoscibile: l’autore, infatti, si trova di fronte a soggetti che per le loro grandi dimensioni pongono in ripresa problemi tecnici di non facile soluzione e che si possono risolvere solo facendo ricorso a fotocamere professionali in grado di evitare ogni distorsione prospettica. Tuttavia, al contrario di quanti hanno lasciato tracce importanti nella storia della fotografia italiana, Nicolò Quirico non va considerato un fotografo di architettura pur essendosi con questa confrontato con un approccio originale e suggestivo. Viste da lontano, infatti, le sue immagini sembrano puramente descrittive ma, osservate da vicino, rivelano una complessa struttura frutto di una personalissima ricerca che tiene conto di molti piani espressivi. Accostando media differenti che fa dialogare fra di loro, Quirico pone come punto di partenza le riprese da lui stesso realizzate a singole porzioni dell’edificio e poi ricomposte in un collage che rimanda nella stessa misura anche alla grafica. “Palazzi di parole”, questo è il nome dell’intero progetto, infatti prevede che le fotografie vengano stampate su fogli di vecchi libri così che frammenti di frasi, sequenze di racconti, incipit di romanzi si sovrappongono alle architetture creando rimandi non casuali, anche se talvolta criptici. Le recenti immagini che costituiscono una nuova tappa di questa ricerca sono state realizzate a Londra ponendosi così il problema, ben noto a progettisti, urbanisti e opinione pubblica, del rapporto fra la classicità che si lega alla storia stessa della città e l’audacia progettuale che ne simboleggia il desiderio di guardare avanti, verso il futuro. Nicolò Quirico ci regala con le sue fotografie visioni dotate di grande equilibrio, indispensabile per creare accostamenti fra le facciate a mattoncini rossi e quelle di vetro e acciaio, fra gli edifici elisabettiani e i grattacieli, fra le antiche torri e le contemporanee piramidi luccicanti. Anche in questo caso non bisogna accontentarsi di osservare le fotografie da lontano e di apprezzarne l’attenta composizione: saranno gli osservatori più attenti e curiosi ad avvicinarsi alle opere per tentare di decifrare le parole che ne sono parte integrante. Già, perché certe frasi, certi dialoghi, certe esclamazioni – ci suggerisce l’autore – sembrano ancora aleggiare all’interno di questi palazzi conferendo loro una vitalità tutta da indagare.

Costantini Art Gallery – Via Crema, 8 – 20135 Milano
Tel/Fax. +39 02 87391434 – costantiniartgallery@gmail.com
Orario galleria : 10,30-12,30; 15,30-19,30 – chiuso lunedì mattina e festivi
Come arrivare: MM3 Porta Romana – Tram 9 – Bus 62, 90, 91

15 maggio – 28 giugno 2014
Opening giovedì 15 maggio dalle ore 18,00
Catalogo con testo critico di Roberto Mutti

Feel Japan’s Beauty

Una mostra sul bamboo, tutto quello che è possibile realizzare con questo materiale, percepire la bellezza e la cultura del giappone attraverso la maestria degli artigiani di beppu.

Alla Galleria dell’Orso una mostra assolutamente da non perdere, inaugurata ieri