MONOSEMI – Cerimonie di sensazioni e altri procedimenti

Ak2deru monosemiIl giorno 28 Aprile 2015 alle 18.00 Interno 14_lo spazio dell’AIAC – Associazione Italiana di Architettura e Critica presenta “MONOSEMI – Cerimonie di sensazioni e altri procedimenti” di Ak2deru a cura di Piero Pala.

Tutti i dettagli della mostra su zerodelta.net

Parigi, Fondation Jérôme Seydoux-Pathé

fondation-jerome-seydoux-pathe-9In attesa del Palazzo di Giustizia, è già pronto l’edificio che Renzo Piano ha costruito per la nuova Fondation Jérôme Seydoux-Pathé, che viene presentata venerdì da Jérome Seydoux (il nonno di Léa), appartenente a una delle famiglie storiche del cinema francese, i Seydoux. La nuova sede è al centro di un isolato del XIII arrondissement, dove prima c’era un vecchio edificio teatrale di metà Ottocento, trasformato a inizio Novecento in sala cinematografica e poi modificato negli anni Sessanta. Renzo Piano, a Parigi, è conosciuto soprattutto per la progettazione del Centro nazionale d’arte e di cultura Georges Pompidou (fonte Corriere della Sera)

Palazzo Te

palazzo_teCostruito tra il 1524 e il 1534 su commissione di Federico II Gonzaga, è l’opera più celebre dell’architetto italiano Giulio Romano. Il complesso è oggi sede del museo civico e, dal 1990, del Centro internazionale d’arte e di cultura di palazzo Te che organizza mostre d’arte antica e moderna e d’architettura.

Le prime testimonianze in merito alla presenza della fabbrica del Te si hanno nel 1526, quando viene citato un edificio in costruzione che sorge vicino alla città, tra i laghi, sulla direttrice della Chiesa e del Palazzo di San Sebastiano.

La zona risultava paludosa e lacustre, ma i Gonzaga la fecero bonificare e Francesco II la scelse come luogo di addestramento dei suoi pregiatissimi e amatissimi cavalli. Morto il padre e divenuto signore di Mantova, Federico II, suo figlio, decise di trasformare l’isoletta nel luogo dello svago e del riposo e dei fastosi ricevimenti con gli ospiti più illustri, dove poter “sottrarsi” ai doveri istituzionali assieme alla sua amante Isabella Boschetti.

Abituato com’era stato sin da bambino all’agio e alla raffinatezza delle ville romane, trovò ottimo realizzatore della sua idea di “isola felice” l’architetto pittore Giulio Romano e alcuni suoi collaboratori. Alternando gli elementi architettonici a quelli naturali che la zona offriva, decorando sublimemente stanze e facciate, l’architetto espresse tutta la sua fantasia e bravura nella costruzione di palazzo Te.

Giulio di Piero Pippi de’Iannuzzi, detto Romano, nasce a Roma nell’ultimo decennio del Quattrocento. La data di nascita non è certa, l’atto di morte del 1546 lo dice deceduto all’età di 47 anni facendo risalire la nascita intorno al 1499, mentre Vasari la fa cadere nel 1492. Gli studiosi sono del parere di accettare il dato documentario.

Giulio si afferma presto tra i principali collaboratori di Raffaello nelle opere di pittura; inoltre sotto la guida del maestro, “seppe benissimo tirare in prospettiva, misurare gl’edifizii e lavorar piante”, come attesta Vasari. La sua venuta a Mantova è preceduta da una modello per un nuovo edificio a Marmirolo, talmente bello da sembrare di mano di Michelangelo.

Il suo genio creativo si alimenta moltissimo dell’esempio del suo maestro, Raffaello, ma a differenza di altri discepoli che rimangono fedeli al suo stile, guarda anche a Michelangelo, di cui si ritrova molto nella possanza e nel dinamismo delle figure che per mano di Giulio prendono vita nei dipinti e negli stucchi di Palazzo Te.

A Mantova presso i Gonzaga, dove giunge nel 1524, diviene immediato punto di riferimento, prima come eccelso artista e abile coordinatore dei progetti gonzagheschi, poi, dal 1526 anche come Prefetto delle fabbriche.

Giulio Romano è attivo su molti fronti, nel principato gonzaghesco e in altri stati. A Mantova, oltre che nelle fabbriche gonzaghesche (Palazzo Te e Palazzo Ducale), interviene anche sulla città dove segue progetti di carattere urbanistico e vigila sull’edilizia privata. Importante anche il contributo all’edilizia religiosa: suoi i progetti per la cattedrale di Mantova e per la basilica di San Benedetto al Polirone.

Tale è il rilievo che assume presso la corte dei Gonzaga che nel 1526 viene elevato alla dignità di vicario di corte.

Sito ufficiale del palazzo e museo

De Marcok – Self-published work by Marcok, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=625383

I sòttani di Cagliari

La Cagliari vecchia termina dove terminano i "bascius", quella nuova comincia dove non ci sono. Dentro la città murata, spagnola, e "castizia" nell'anima, anche dopo due secoli di governo sabaudo, "su basciu" era una visibile prova della divisione in classi sociali. Le classi inferiori al piano terra, quelle più elevate ai piani alti; Tutto è di tinta spagnola nei "bascius", dal nome sardo che altro non è che un'abbreviazione del castigliano "pisos bajos" (piani bassi) al nome italiano sòttano che italiano non è, ma castigliano anch'esso e deriva da un tardo latino "subtanus" nel quale è evidente la discendenza da un "sub-tana" e cioè sotto-tana. D'altronde non è soltanto Cagliari ad avere i suoi sottani o "bascius" che dir si vogliano, Napoli ha i famosi "vasci", e tutta l'area meridionale degli antichi vicereami spagnoli ne è piena. A Cagliari, ognuno dei vecchi quartieri aveva i suoi "bascius" simili e pur diversi nella fisionomia e nel modo di vedere degli abitanti. A Napoli," vasciajola" è parola grave, vuol dire donna plebea; c'è disprezzo e offesa nel pronunciarla, mentre non dovrebbe significare altro che colei che abita un basso.

Cagliari non ha una parola offensiva per indicare gli inquilini dei sottani: "genti bascia" o "genti de is bascius", sono espressioni animate al di più da una carica di boria, ma non di volontà di offesa.

2° forum di architettura

Il 28 maggio 2009 il sole 24 ore organizza un interessante incontro in cui parlare di Milano, ovviamente dal punto di vista dell’architettura e altrettanto ovviamente con un occhio di riguardo ai cambiamenti che arriveranno nei prossimi anni, in vista dell’Expo.

Architetto Ferrara

Raffaella Ferrara è un giovane architetto monzese che si occupa della progettazione di interni, di edifici industriali e civili. Lo srudio dell’architetto è a Monza anche se, come è possibile vedere esaminando la sezione dei suoi progetti, alcuni dei suoi lavori sono stati realizzati a New York, in Albania e in Cina.
Sia nella progettazione d’interni sia in quella degli edifici cerca di conciliare le richieste del cliente con uno spirito creativo che sa adattarsi alle particolari necessità, siano queste di budget, di spazio, di tempi o delle particolarissime esigenze che può avere la progettazione di un asilo nido.

Definizione di architettura

Come si può definire l’architettura? Una delle definizioni più belle è quella di wikipedia: L’architettura è la disciplina che ha come scopo la progettazione dello spazio in cui vive l’essere umano, per questo è tra le discipline maggiormente presenti nella civiltà umana. Semplificando si può dire che essa attiene principalmente alla progettazione e costruzione di un immobile o dell’ ambiente costruito. Pur essendo molto bella questa definizione non è esaustiva e non definisce il compito che questo sito, nel suo piccolo, vuole proporsi, ovvero quello di essere un punto di incontro tra le esigenze del grande pubblico e la necessità insita nella stessa natura umana di ricerca del bello, del comodo e del pratico.
Ancora più nel dettaglio questo sito si propone come obiettivo fondamentale raccogliere materiale disponibile sul web, sempre visto dal punto di vista dell’utente più che da quello dell’architetto.