Il progetto di un Condominio Moderno

Il Decreto Sblocca Italia è del 2014 ma i suoi effetti si stanno producendo ora. Ci sono dei cambiamenti nella progettazione di un condominio, qui proveremo a vedere cosa deve essere fatto e chi se ne deve occupare. La cosa riguarda tutti, a partire dagli inquilini (presenti e futuri) ma anche e soprattutto chi si deve occupare della progettazione. Un architetto deve puntare al meglio, in tutti i sensi, tenendo presente che gli obblighi di legge possono anche superati e non semplicemente soddisfatti.

Tipico condominio di Singapore

Il Decreto Sblocca Italia impone, per tutti gli edifici residenziali (condomini) di nuova costruzione con autorizzazione edilizia presentata dopo il 1° luglio 2015, la predisposizione dell’infrastruttura (cavedi, locali tecnici, collegamenti, etc..) indispensabile per equipaggiare l’edificio di una rete a fibre ottiche per la distribuzione di segnali TV, internet, fonia, dati e altri impianti elettronici quali: TVCC, citofoni o videocitofoni, rete Wi Fi condominiale, etc.. con eccezione dei sistemi domotici.

Progettazione degli impianti

Obbligo del progetto per tutti gli impianti.
Il progetto deve contenere almeno:
Al di sopra dei limiti dimensionali:

  • schemi di impianto
  • disegni planimetrici
  • relazione tecnica

Al di sotto dei limiti dimensionali:

  • schema di impianto
  • implicitamente la tipologia dei materiali impiegati (art. 7)

Al di sopra dei limiti dimensionali specificati, rimane l’obbligo della redazione del progetto da parte di un professionista iscritto negli albi professionali secondo la specifica competenza tecnica richiesta.
Al di sotto dei limiti dimensionali specificati, il progetto può essere redatto dal responsabile tecnico dell’impresa installatrice.

Realizzazione ed installazione degli impianti

Gli impianti devono essere realizzati secondo la regola dell’arte.
Gli impianti realizzati in conformità alle norme CEI e UNI sono considerati a regola d’arte.

Chi realizza il progetto?

Cablaggio strutturato al sevizio dei Condomini

  • Se l’impianto elettrico condominiale ha una potenze impegnata superiore a 6 kW ► deve essere redatto un progetto da parte di un professionista
  • Se l’impianto elettrico condominiale alimenta un luogo con pericolo di esplosione (per esempio una centrale a gas) o un luogo MARCIO (per esempio un’autorimessa) ► deve essere redatto un progetto da parte di un professionista

In tutti gli altri casi non è obbligatorio il progetto del professionista

Cablaggio strutturato al sevizio di un’abitazione

  • Se l’impianto elettrico condominiale ha una potenze impegnata superiore a 6 kW ► deve essere redatto un progetto da parte di un professionista
  • Se l’abitazione ha una superficie superiore a 400 m2 ► deve essere redatto un progetto da parte di un professionista

In tutti gli altri casi non è obbligatorio il progetto del professionista

Cablaggio strutturato al sevizio di locali con altre destinazioni d’uso

  • Se l’impianto elettrico condominiale ha una potenze impegnata superiore a 6 kW ► deve essere redatto un progetto da parte di un professionista
  • Se il locale ha una superficie superiore a 200 m2 ► deve essere redatto un progetto da parte di un professionista
  • Se il locale (o altro locale alimentato dallo stesso impianto elettrico) è luogo con pericolo di esplosione, MARCIO o un ambiente medico ►deve essere redatto un progetto da parte di un professionista

Cosa deve produrre l’installatore?

L’installatore dichiara, sotto la propria personale responsabilità, che l’impianto è stato realizzato in modo conforme alle regole dell’arte, secondo quanto previsto dall’art. 6, tenuto conto delle condizioni di esercizio e degli usi cui è destinato l’edificio. Avendo in particolare:

  • rispettato il progetto redatto ai sensi dell’art. 5 da….
  • seguito la normativa tecnica applicabile all’impiego (CEI EN 50173 e 50174).
  • installato componenti e materiali adatti al luogo di installazione (articoli 5 e 6).
  • controllato l’impianto ai fini della sicurezza e della funzionalità con esito positivo, avendo eseguito le verifiche richieste dalle norme e dalle disposizioni di legge.

Allegati obbligatori:

  • progetto ai sensi degli articoli 5 e 7.
  • relazione con tipologia dei materiali utilizzati.
  • schema di impianto realizzato.
  • riferimento a dichiarazioni di conformità precedenti o parziali, già esistenti.
  • copia del certificato di riconoscimento dei requisiti tecnico-professionali.
  • attestazione di conformità per impianto realizzato con materiali o sistemi non normalizzati.

Allegato facoltativi:

  • certificazione dei punti di rete

La dichiarazione di conformità viene rilasciata solo dopo le opportune verifiche di funzionamento che, pur non essendo obbligatorie, è buona norma rilasciarle in quanto unico elemento di veridicità della corretta realizzazione.

E’ bene ricordare che il D.M. 37/08 vale per tutti gli impianti elettronici quali:

  • Allarme e anti intrusione
  • TVCC video sorveglianza
  • Impianti di antenna
  • Citofoni e video citofoni, etc..

quindi non solo per il cablaggio strutturato. Ovviamente, a seconda del caso, si farà riferimento a norme tecniche specifiche per ogni tipologia di impianto /sistema.

Sul sito di Micro Tek, azienda specializzata in cablaggi, è possibile trovare un approfondimento completo che prende in considerazione molte delle conseguenze previste dallo Sblocca Italia.

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Contenuto della relazione di stima e compiti dell’esperto

Quante e quali cose fa un architetto? Un numero sorprendentemente alto, tra le altre cose il professionista è spesso chiamato a svolgere il lavoro di perito che poco ha a che fare con l’architettura dell’immaginario collettivo, eppure non è certo un compito meno importante.

L’articolo del Codice di Procedura Civile, che viene qui di seguito riportato integralmente, descrive in maniera puntuale i compiti e gli accertamenti che il perito estimatore deve effettuare; le risultanze dell’indagine dovranno essere riportati nella perizia di stima a base utilizzata per la pubblicità d’asta nelle procedure esecutive.

“L’esperto provvede alla redazione della relazione di stima dalla quale devono risultare:

  1. l’identificazione del bene, comprensiva dei confini e dei dati catastali;
  2. una sommaria descrizione del bene;
  3. lo stato di possesso del bene, con l’indicazione, se occupato da terzi, del titolo in base al quale è occupato, con particolare riferimento alla esistenza di contratti registrati in data antecedente al pignoramento;
  4. l’esistenza di formalità, vincoli o oneri, anche di natura condominiale, gravanti sul bene, che resteranno a carico dell’acquirente, ivi compresi i vincoli derivanti da contratti incidenti sulla attitudine edificatoria dello stesso o i vincoli connessi con il suo carattere storico-artistico;
  5. l’esistenza di formalità, vincoli e oneri, anche di natura condominiale, che saranno cancellati o che comunque risulteranno non opponibili all’acquirente;
  6. la verifica della regolarità edilizia e urbanistica del bene nonché l’esistenza della dichiarazione di agibilità dello stesso previa acquisizione o aggiornamento del certificato di destinazione urbanistica previsto dalla vigente normativa;
  7. in caso di opere abusive, il controllo della possibilità di sanatoria ai sensi dell’art. 36 del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380 e gli eventuali costi della stessa; altrimenti, la verifica sull’eventuale presentazione di istanze di condono, indicando il soggetto istante e la normativa in forza della quale l’istanza sia stata presentata, lo stato del procedimento, i costi per il conseguimento del titolo in sanatoria e le eventuali oblazioni già corrisposte o da corrispondere; in ogni altro caso, la verifica, ai fini della istanza di condono che l’aggiudicatario possa eventualmente presentare, che gli immobili pignorati si trovino nelle condizioni previste dall’art. 40, sesto comma, della legge 28 febbraio 1985, n. 47 ovvero dall’art. 46, comma 5 del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, specificando il costo per il conseguimento del titolo in sanatoria;
  8. la verifica che i beni pignorati siano gravati da censo, livello o uso civico e se vi sia stata affrancazione da tali pesi, ovvero che il diritto sul bene del debitore pignorato sia di proprietà ovvero derivante da alcuno dei suddetti titoli;
  9. l’informazione sull’importo annuo delle spese fisse di gestione o di manutenzione, su eventuali spese straordinarie già deliberate anche se il relativo debito non sia ancora scaduto, su eventuali spese condominiali non pagate negli ultimi due anni anteriori alla data della perizia, sul corso di eventuali procedimenti giudiziari relativi al bene pignorato.

L’esperto, prima di ogni attività, controlla la completezza dei documenti di cui all’art. 567, secondo comma, del codice, segnalando immediatamente al giudice quelli mancanti o inidonei.

L’esperto, terminata la relazione, ne invia copia ai creditori procedenti o intervenuti e al debitore, anche se non costituito, almeno trenta giorni prima dell’udienza fissata ai sensi dell’art. 569 del codice, a mezzo posta elettronica certificata ovvero, quando ciò non è possibile, a mezzo telefax o a mezzo posta ordinaria.

Le parti possono depositare all’udienza note alla relazione purché abbiano provveduto, almeno quindici giorni prima, ad inviare le predette note al perito, secondo le modalità fissate al terzo comma; in tale caso l’esperto interviene all’udienza per rendere i chiarimenti.”

“Architettura e natura”, grande successo per la seconda edizione

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“Mi ritengo pienamente soddisfatto degli esisti dell’intera manifestazione. San Venanzo per una settimana è divenuto un vero laboratorio di sperimentazione per il paesaggio futuro. I risultati sono stati superiori ad ogni aspettativa”.

E’ il bilancio del presidente dall’associazione ‘Architetto Simonetta Bastelli’ Achille M. Ippolito, a conclusione della seconda edizione di “Architettura e natura”, la manifestazione che si è svolta nel comune umbro e che ha visto ritrovarsi oltre 100 fra studiosi, architetti, docenti e studenti per parlare del rapporto fra architettura e natura con lo scopo di promuovere la cultura del paesaggio di qualità. Numerosi i contributi che si sono succeduti nell’arco delle cinque giornate di studi tra i quali si segnalano quello del neopresidente di Uniscape Juan Manuel Palerm Salazar, incentrato sul rapporto tra città, territorio e paesaggio, e quello dell’architetto e paesaggista svizzero Paolo Bürgi che nell’esporre alcuni tra i suoi numerosi studi e lavori, definisce l’iter dell’intervento nel paesaggio un percorso che, partendo dalla curiosità, dalla sorpresa e dal saper capovolgere tutti gli elementi che compongono il progetto paesaggistico, approda all’uso di segni minimi e sintetici.

La giornata conclusiva di “Architettura e Natura” si è chiusa con un’anticipazione del programma della prossima edizione, quella del 2015, durante la quale, oltre alle categorie già premiate nel ‘Premio Simonetta Bastelli’, verrà introdotto un ulteriore premio che prevede un riconoscimento al miglior disegno sul paesaggio fatto dai bambini. “Siamo molto soddisfatti come amministrazione comunale dei risultati ottenuti in questa edizione – ha detto il sindaco Marsilio Marinelli – il workshop di progettazione, che si è svolto presso il borgo antico di Poggio Aquilone, e che aveva come tema principale il recupero del Parco vulcanologico di San Venanzo, indipendentemente dal progetto vincitore, ci ha consegnato proposte innovative, concrete ed utili. Proposte elaborate in un ampio confronto continuo con gli ospiti di livello internazionale”.

Un’apposita giuria ha decretato anche i quattro vincitori del ‘Premio Simonetta Bastelli’ 2014. Per la sezione ‘professionisti’ il vincitore è stato Giovanni Fiamingo, per la significativa combinazione di scelte plastiche materiche e figurative che disegnano un sistema complesso di tracce per segnalare, individuare, deviare, accedere, sostare e percepire: tutte azioni che il progetto traduce in una sequenza di grande evocazione metafisica.

Per la sezione ‘giovani’ i vincitori sono stati Giulia Attardi, Eufemia Giannetti, Elisa Lumaca e Lorenzo Felicioni, per la carica allestitiva veicolata da un concept di forte impatto che si fa carico di dare forma a una narrazione che diventa figura o sfondo di azioni interattive che possono continuare a scriverne i significati. Per la sezione ‘tesi di laurea’ il vincitore è stato Federico Di Cosmo con un progetto originale per la coesione progettuale tra il contributo architettonico e l’azione paesaggistica.

In una condizione sensibile di grande variabilità di contesto naturale, il progetto offre un grande equilibrio spaziale che mette in gioco i valori e le figure del luogo. Per la sezione ‘studenti’ i vincitori sono stati Mattia Proietti Tocca, Simona Russo, Daniele Sanna, per il carattere paradigmatico e propulsivo del progetto, in un contesto particolarmente difficile nel quale la dinamicità della trasformazione è affidata ad un’attenta temporalizzazione che lascia spazio a forme di appropriazione partecipata.

Tra arte e design

La casa morbida è il titolo di una interessante mostra in corso a Milano (tutti i dettagli sul sito di zerodelta) al museo Poldi Pezzoli. Per la verità la mostra è cominciata a marzo, in coincidenza con la design week del 2014 ma si concluderà ai primi di maggio, resta ancora qualche giorno per andarla a visitare.

La mostre è il punto illustra il design applicato, il punto di incontro tra creatività ed architettura, non può sfuggire a chiunque abbia un minimo di interesse per l’argomento!

Il ponte delle polemiche

Non si arrestano le polemiche attorno al quarto ponte sul Canal Grande, progetto dell’architetto Calatrava. Le prossime fasi si svolgeranno addirittura in tribunale: il Comune infatti ha chiesto i danni all’archistar spagnola.

Ca’ Brutta

A portare questo poco lusinghiero nome è l’edificio all’interno del quadrilatero formato dalle via Moscova, Turati, Appiani, Cavalieri e Mangili a Milano. Il complesso fu progetto e costruito tra il 1919 e il 1922 e probabilmente il suo nome non è del tutto immeritato; occorre ricordare però che l’edificio anticipa la struttura di tutti i moderni condomini del XX secolo e in un certo senso ha contribuito a una svolta nell’architettura abitativa moderna.

La camera picta

L’unitarietà compositiva e stilistica delle pitture non lascia sospettare che il Mantenga abbia lavorato dal 1465 al 1474 alla decorazione dell’ambiente situato al piano nobile della torre nord-orientale del castello di Mantova. La pittura riveste tutta la stanza trasformando la semplice struttura reale in una diversa finta costruzione architettonica, dove illusionisticamente la volta ribassata si innesta su una serie di pilastri che, poggiando su un piedistallo dipinto che corre tutt’intorno al perimetro della stanza, suddividono ogni parete in tre arcate.
Il Mantegna aveva cominciato con il dipingere la volta suddividendola attraverso costoni diagonali in una serie di lacunari.
La sezione centrale del soffitto è occupata da una balaustra circolare in finto marmo bianco che simula un’apertura sul cielo, dalla quale si sporgono a guardare verso l’interno della stanza due gruppi di donne; un pavone e una schiera di putti stazionano in pose spericolate lungo il balcone. In ognuno dei lacunari entro un medaglione in finto marmo bianco è rappresentato il ritratto dei primi otto imperatori romani, da Giulio Cesare a Ottone, identificati da iscrizioni in lettere maiuscole.

Le sezioni triangolari della base della volta contengono storie di Orfeo, di Arione e di Ercole. Sulle pareti, nella centina di ogni arcata, sono raffigurate entro medaglioni le imprese gonzaghesche. Nel 1470 il Mantenga aveva già affrescato la parete settentrionale, dove è raffigurata la Corte di Ludovico Gonzaga. L’identificazione dei personaggi è ancora oggetto di ipotesi; tuttavia alcuni sono stati riconosciuti con certezza: si tratta del marchese, ritratto a sinistra in veste ‘de nocte’, di sua moglie Barbara di Brandeburgo, delle loro figlie Paola e Barberina.

Palazzo Centi

Costruito tra il 1747 e il 1755 da don Rocco Chicchi di Pescocostanzo (L’Aquila), l’imponente edificio rappresenta l’apice dell’architettura civile aquilana del ‘700. In stile pienamente barocco, pur con elementi tardo manieristici, l’edificio vanta un grandioso portale sormontato da una balconata articolata su linee curve e sorretta da sei colonne ioniche.

Gorizia nel 1700

Nel Settecento, considerato il secolo d'oro per Gorizia, la popolazione aumenta fino a ottomila abitanti.
Soprattutto sotto l'imperatrice Maria Teresa la città si abbellisce. L'architetto goriziano Nicolò Pacassi progetta due tra i più begli edifici cittadini: palazzo Attems Santacroce, oggi sede del Municipio, e lo splendido palazzo Attems, sede dei Musei Provinciali. Allo stesso Nicolò Pacassi si deve il palazzo imperiale di Schönbrunn a Vienna. L'Età dei Lumi rappresenta una feconda stagione per le arti e le lettere.
Migliorano le condizioni sociali e nascono i primi circoli culturali, come l'Accademia dei Filomeleti e quella degli Arcadi romano sonziaci. Nascono le prime tipografie, gioielli dell'artigianato locale, di cui si servono per stampare le loro opere il librettista di Mozart, Da Ponte, e Casanova.
Si fa strada una storiografia goriziana che ha in Rodolfo Coronini Cronberg e in Carlo Morelli i suoi protagonisti.
Gorizia fa da cerniera tra gli influssi viennesi e la prepotente influenza artistica veneziana: Giovanni Michele Lichtenreiter e Antonio Paroli sono i maggiori rappresentanti di una scuola pittorica locale che si afferma nel Settecento.
In questo secolo Gorizia assume le caratteristiche di città ricca e attraente.
Carlo Goldoni: "Non vi è provincia in Italia ove vi sia tanta nobiltà come in questa" e Giacomo Casanova: "Mi trattenni a Gorizia fino alla fine del 1773 e durante le sei settimane di quel soggiorno trovai tutti gli svaghi che potevo desiderare…".
A testimonianza di un'epoca di pace e di tolleranza è la costruzione, nel 1756, della Sinagoga ebraica.

Palazzo Doria Tursi

Palazzo Doria Tursi è il più vasto (copre complessivamente un'area di duemila metri quadri) e maestoso edificio di via Garibaldi. Lo commissionò Nicolò Grimaldi: chiamato dai concittadini "il monarca" per la sua ricchezza.

Fu costruito dai fratelli imperiesi Domenico e Giovanni Ponsello fra il 1565 e il 1579; decaduto il Grimaldi nel 1596, il palazzo passò per cinquantamila scudi d'oro a Giovanni Andrea Doria, principe di Melfi e ammiraglio dell'Impero, e successivamente a suo figlio Carlo, duca di Tursi. Nel 1820 venne acquistato dai Savoia, e dal 1848 è proprietà del Comune di Genova.

Il prospetto risulta lungo il triplo rispetto a quelli circostanti; la facciata è rivestita da un alto zoccolo in bugnato e scandita da due ordini sovrapposti di finestre. Le ampie logge laterali, affiancate da balaustre marmoree, furono aggiunte dopo il 1597,  contemporaneamente alla sistemazione dei maestosi giardini retrostanti; agli inizi dell'Ottocento Vittorio Emanuele I di Savoia avviò un restauro interno, affidandone la cura a Carlo Bandoni e G.B. Cervetto, e fece compiere varie modifiche, tra cui  l'aggregazione al palazzo dei resti della chiesa di San Francesco di Castelletto, demolita in quegli stessi anni. Oltre l'atrio, la corte rettangolare, sopraelevata rispetto al portico, ha in fondo lo scenografico scalone a forbice, che dal piano terra sale al loggiato del piano nobile; alla stessa quota, verso nord, un piccolo cortile – preceduto da un residuo del chiostro di San Francesco – collega palazzo Tursi ai volumi gradonati (sormontati da giardini pensili) del nuovo palazzo degli uffici, progettato dall'architetto Franco Albini negli anni '60.
Internamente il salone e due sale attigue furono affrescate nell''800 da Nicolò Barabino e Francesco Gandolfi ("Cristoforo Colombo alla corte di Spagna", 1862); nella Sala della Giunta sono conservati due preziosi cimeli: il violino di Paganini (1742) e l'urna contenente le ceneri di Colombo.