La morte di Ercole I d’Este

Muore Ercole I d'Este, duca di Ferrara dal 1471. Ercole I lega il suo nome a uno dei periodi di maggior sviluppo della città dal punto di vista urbanistico e culturale. Di fronte alla crescita della popolazione il duca aveva deciso di affidare al genio dell'architetto Biagio Rossetti il disegno dell'Addizione erculea, un ampliamento della città che si può considerare un piano regolatore in grado di precorrere di almeno tre secoli quello di altre città italiane. Proprio questa grandiosa opera urbanistica procurò a Ferrara il "titolo" di prima città moderna d'Europa.

Alla corte di Ercole I alla corte Estense avevano espresso il loro ingegno personaggi come Ludovico Ariosto, Matteo Maria Boiardo, Battista Guarini e Nicolò da Correggio.

Gli edifici religiosi di Empoli

Tra il '500 e il '600 le iniziative architettoniche riguardarono soprattutto gli edifici religiosi, che furono adeguati alle mutate esigenze liturgiche promosse dal Concilio Tridentino.

La pieve fu dotata di chiostro e palazzo della Propositura nuovi, all'interno delle chiese parrocchiali romaniche furono fabbricati numerosi altari decorati con affreschi e quadri, ai santuari mariani di Ripa (1576) e del Pozzo (1621) furono aggiunti i loggiati. Dominanti appaiono le istanze classiciste, soprattutto nell'architettura di Gherardo Mechini, che, oltre al coro della Collegiata (1611-14), progettò il portico e la tribuna tardo-rinascimentale della Madonna del Pozzo.

Nel 1630, con quello delle Domenicane, nel castello di Empoli si trovavano tre monasteri addossati alle mura mentre altri tre, quelli dei Minori dell'Osservanza a Ripa, dei Cappuccini in Pantaneto e dei Carmelitani a Corniola, sorgevano verso le colline meridionali. La ripresa economica permise ai privati cittadini e alle sempre più numerose confraternite di investire in opere artistiche, per le quali furono impegnati maestri soprattutto di area fiorentina: esponenti minori del Manierismo (Giovan Battista Naldini, Girolamo Macchietti, Ludovico Cardi da Cigoli), della Controriforma mitigata dall'influenza di Santi di Tito (Simone da Lucca, Leonardo Mascagni, Jacopo Chimenti detto l'Empoli) e delle tre successive principali correnti pittoriche, tra le quali spicca il Naturalismo caravaggesco (Domenico Cresti detto il Passignano, Francesco Ligozzi, Rutilio Manetti).

Il monaco Teobaldo

Alla storia medievale di Chieti appartiene la figura del monaco Teobaldo. A lui si deve nel 1007 la ricostruzione dell'abbazia di San Liberatore a Majella, semidistrutta da un terremoto nell'anno 990.

Teobaldo diede un forte impulso all'architettura monastica locale e il cenobio di San Liberatore divenne il prototipo della più importante corrente architettonica del Medioevo abruzzese. All'interno della chiesa, un affresco rappresenta l'abate nell'atto di offrire il modello dell'edificio.

Il Cimitero monumentale di Bonaria

Nel cimitero di Cagliari dalle misere croci in legno dei meno abbienti al triste angolo in terra sconsacrata dei morti suicidi, dalle sobrie lapidi in granito alle faraoniche cappelle di famiglia contornate di marmi e statue.

E' una singolare e alquanto insolita galleria d'arte all'aperto quella del Cimitero Monumentale di Bonaria. Sorto ai piedi dell'omonima collina, l'area già in epoca punico-romana era utilizzata come necropoli, il Cimitero venne progettato dal capitano del genio Luigi Damiano e inaugurato il primo gennaio 1829.

Il Cimitero di Bonaria non solo racconta più di un secolo di vita della città, con i suoi personaggi illustri, la ricca borghesia commerciale e imprenditoriale o i più anonimi cittadini, è un vero compendio alla luce del sole, di storia dell'arte. Dipinti, busti, affreschi, bronzi, effigi, colonnati, sculture, sontuose cappelle sono la diretta testimonianza delle tendenze stilistiche più in voga del momento: dal neoclassicismo al realismo, al simbolismo e al liberty. Anche gli artisti impegnati nella realizzazione di queste opere "d'arte funeraria" sono tra i più rappresentativi del momento.

Lo scultore Giuseppe Sartorio, Enrico Geruggi con i suoi ramage liberty realizzati in bronzo ai primi del Novecento, Emanuele Giacobbe, Vincenzo Vela. Ancora il Gavallotti autore del monumento ad Enrico Serpieri, Giovanni Battista Villa, che realizzò la statua alla memoria di Maria Anna Barrago deceduta nel 1874 e inoltre Tito Sarrocchi, Bonati, Pandrani, Alberoni. Non meno importanti sono gli affreschi di Guglielmo Bilancioni, Fillippo Figari, i bronzi di Andrea Valli, gli stucchi di Domenico Bruschi. Anche la scuola scultoria cagliaritana è ben rappresentata dai vari Pippo Boero, Cosimo Fadda, Giovanni Spano, Francesco Ciusa solo per citare i più importanti.

Bolzano: architettura 1857-1900

Nel 1857 l'Amministrazione Comunale chiama Sebastian Altmann, bavarese, all'ufficio di Civico Architetto.

Sotto la sua direzione Bolzano vive un periodo di intensa attività edilizia ed urbanistica sperimentando le forme architettoniche del "Rundbogenstil" dello storicismo tedesco e le metodologie pianificatorie dei "piani regolatori di ampliamento", tipiche espressioni culturali dei circoli germanici e viennesi, con forti elementi di omogeneità con quanto accadeva in quegli anni in tutte le città mitteleuropee.

La nuova stagione si apre nel 1859 con una grande opera pubblica, il nuovo Padiglione centrale dell'Ospedale Civivo di via Sernesi, destinato a sostituire definitivamente l'ospedale medievale di piazza Domenicani. Ma il vero esordio di Altmann è il primo intervento di pianificazione urbanistica: il piano (1860) per il quartiere della Stazione. L'esperienza compiuta con il quartiere della Stazione viene ripresa e perfezionata a partire dal 1870 con il piano regolatore del quadrante sud-ovest della città. Nell'area a sud del nuovo ospedale, infatti, Altmann disegna il quartiere "Neustadt", formato dalle attuali vie Dante, Carducci e Marconi.

Tra il 1875 e la fine del secolo nel nuovo quartiere si costruiscono diversi edifici (oltre ad un paio dello stesso Altmann, un edificio di von Mayrhauser (1875), il Tribunale (1899) ed altri, tutti di impronta classicheggiante). Fondamentali sono le ripercussioni del quartiere nel tessuto storico della città. Mentre nasce la "Neustadt", Piazza Domenicani diviene l'asse di raccordo tra la città antica e il nuovo quartiere: nel 1870 iniziano i lavori di demolizione della parte anteriore del convento, tra il '73 e il '75 si realizza la sede del Ginnasio, nel 1886 il palazzo delle Poste, tra il '97 e il '98 la nuova Kolpinghaus. Il disegno della Bolzano altmanniana è compiuto: costruire un sistema di espansioni sulla fascia meridionale della città e raccordarla al nucleo antico.

I sòttani di Cagliari

La Cagliari vecchia termina dove terminano i "bascius", quella nuova comincia dove non ci sono. Dentro la città murata, spagnola, e "castizia" nell'anima, anche dopo due secoli di governo sabaudo, "su basciu" era una visibile prova della divisione in classi sociali. Le classi inferiori al piano terra, quelle più elevate ai piani alti; Tutto è di tinta spagnola nei "bascius", dal nome sardo che altro non è che un'abbreviazione del castigliano "pisos bajos" (piani bassi) al nome italiano sòttano che italiano non è, ma castigliano anch'esso e deriva da un tardo latino "subtanus" nel quale è evidente la discendenza da un "sub-tana" e cioè sotto-tana. D'altronde non è soltanto Cagliari ad avere i suoi sottani o "bascius" che dir si vogliano, Napoli ha i famosi "vasci", e tutta l'area meridionale degli antichi vicereami spagnoli ne è piena. A Cagliari, ognuno dei vecchi quartieri aveva i suoi "bascius" simili e pur diversi nella fisionomia e nel modo di vedere degli abitanti. A Napoli," vasciajola" è parola grave, vuol dire donna plebea; c'è disprezzo e offesa nel pronunciarla, mentre non dovrebbe significare altro che colei che abita un basso.

Cagliari non ha una parola offensiva per indicare gli inquilini dei sottani: "genti bascia" o "genti de is bascius", sono espressioni animate al di più da una carica di boria, ma non di volontà di offesa.

2° forum di architettura

Il 28 maggio 2009 il sole 24 ore organizza un interessante incontro in cui parlare di Milano, ovviamente dal punto di vista dell’architettura e altrettanto ovviamente con un occhio di riguardo ai cambiamenti che arriveranno nei prossimi anni, in vista dell’Expo.

Architetto Ferrara

Raffaella Ferrara è un giovane architetto monzese che si occupa della progettazione di interni, di edifici industriali e civili. Lo srudio dell’architetto è a Monza anche se, come è possibile vedere esaminando la sezione dei suoi progetti, alcuni dei suoi lavori sono stati realizzati a New York, in Albania e in Cina.
Sia nella progettazione d’interni sia in quella degli edifici cerca di conciliare le richieste del cliente con uno spirito creativo che sa adattarsi alle particolari necessità, siano queste di budget, di spazio, di tempi o delle particolarissime esigenze che può avere la progettazione di un asilo nido.

Rieccoci!

15 giorni di completa sparizione dal web, giusto il tempo per essere completamente cancellati da google.

Si ringrazia il provider per le splendide performance dei suoi server.

Ora però siamo tornati, a breve riprenderanno le pubblicazioni, stay tuned!

Come sei diventata blogger?

Non sono una blogger, non sapevo cosa diavolo fosse un meme fino a un’ora fa ma sono stata chiamata in causa, ho trovato una grande complice che mi ha dato un buon motivo per rispondere a domande altrimenti inutili.

Cosa ti ha spinto ad aprire un blog?
Ancora mi sto chiedendo chi me l’ha fatto fare. Non ho tempo per tenerlo aggiornato come si deve, non riesco a trovare un momento di pace eppure ogni tanto, in preda a sensi di colpa lo aggiorno.

Il tuo primo post?
Non so può essere considerato “mio” ma il primo post è venuto insieme alla creazione del sito.
Il post di cui ti vergogni di più?
Tutti. Ho sempre la sensazione di affrontare argomenti complessi in modo molto superficiale.
Il post di cui vai più fiero?
Nessuno, devo ancora prendere la mano con questo nuovo mezzo di comunicazione.
E tu? Come sei diventato blogger?
Questo è l’unico punto che mi interessava davvero perchè mi permette di restituire la palla al mittente senza imbrogliare: passo la parola al single per scelta, al misterioso e a pieru. An plein.